La vera storia del pirata Long John Silver

Trama

Dopo una vita passata ad abbordare mercantili, sfuggire alla morte ed arricchirsi, Long John Silver – il pirata più temuto di tutte le rotte di navigazione – si è ritirato in Madagascar a scrivere le sue memorie.

Quella che narra è una vita all’arrembaggio, vissuta sempre sul filo del rasoio.

Intervista a B. Larsson

Ciò che riporto qui sotto è una parte dell’intervista fatta allo scrittore B. Larsson al Salone Internazionale del Libro di Torino nel 2018. L’intervista completa è reperibile su Youtube con il titolo “Siamo Long John Silver, come tutti” (il link lo lascio a fine articolo, per chi fosse interessato):

<<Nel romanzo di Stevenson, L’isola del Tesoro, ci sono pochissimi dettagli sulla vita di Long John Silver. Alcuni degli elementi sono fattuali, per esempio che lui ha un diploma “Mariner AB”; ciò significa che lui ha avuto la competenza più alta marittima all’epoca, lui poteva essere capitano, comandante e pilota.

Come ha imparato questo, dove è andato a scuola? E si dice, per esempio, che lui sapeva parlare latino, però come dice lui (nel romanzo La vera storia del pirata Long John Silver) che senso ha saperlo se nessuno lo capisce.

Si sapeva anche che lui aveva navigato con due capitani principalmente: Edward England e Flint.

C’è una differenza tra i due: Flint, temuto da tutti e colui che ha nascosto il tesoro sull’isola, è finzione mentre England è un personaggio realmente esistito che però è stato dimesso dall’equipaggio dei pirati, dato che lui era stato eletto capitano, perchè aveva dimostrato “troppa umanità”.

Il resto era totalmente aperto all’immaginazione.

L’idea di scrivere questo romanzo mi è venuta negli anni ’80, quando ancora non ero uno scrittore.

Però, ovviamente, scriverlo era sfidare un classico: non potevo nè tradire L’isola del Tesoro nè tradire Long John Silver perchè lui doveva rimanere Long John Silver.

Di solito fare un sequel, come fanno con i film nei cinema, significa lasciare i personaggi indietro per poter creare qualcosa di nuovo.

Io invece mi son detto “tu devi fare Long John Silver come lui è”. Però bisogna interpretarlo.

Da qualche parte ho intuito che lui ha un bisogno di libertà quasi assoluta. Lui ha un problema con l’amore, con l’amicizia e il prezzo che deve pagare alla fine è la solitudine.

Non c’è niente di più positivo della “libertà”, è un valore meno contaminato dell’amore. Quella libertà che lui dimostra, però, fa paura perchè dovevo interpretare l’ambiguità del personaggio. Era troppo facile dire che il cattivo era buono. Ho cercato di andare più in profondità per capire. Anche Flint e i pirati avevano paura di Silver.

Si dice anche nell’Isola del tesoro che Silver non era come gli altri pirati. Dunque era un’eccezione tra eccezione.

Il fatto che Silver (personaggio letterario) si incontri con D. Defoe (scrittore realmente esistito, ma letterario nel romanzo) è un paradosso, ma anche reale. Mi hanno fatto molti complimenti per la mia immaginazione, però non è un fatto di immaginazione ma di logica.

Daniel Defoe ha scritto un libro intitolato “Storia generale dei pirati” in cui racconta la vita di 43 capitani pirata, soltanto che Flint non c’è. Il capitano Flint dovrebbe essere in questo libro, Long John Silver dovrebbe essere in questo libro.

Io ho dovuto spiegare come mai Defoe non parla nè di Silver e nè di Flint in questo libro.

Ho avuto l’idea quindi di far incontrare Defoe e Silver in Inghilterra, a Londra, in cui c’è uno scambio tra i due: Silver dice che può dare tante informazioni sui pirati ma che Defoe deve far finta che lui non esista perchè altrimenti lo avrebbe fatto impiccare.

Nel libro di Defoe appare però il nome di Israel Hands, che è uno dei pirati sul Walrus nell’Isola del tesoro.>>

Daniel Defoe

Commento personale

Ci sono romanzi di cui non ne vale la pena parlarne ed altri di cui bisogna parlarne… Ebbene, La vera storia del pirata Long John Silver dello scrittore svedese B. Larsson è uno di quelli di cui si parla poco ma che bisognerebbe far conoscere.

Per chi conosce la storia dell’Isola del tesoro di R. L. Stevenson non avrà altro che piacere a leggere un romanzo dedicato al pirata dalla gamba sola Long John Silver.

Larsson riesce a riprendere il personaggio, il pirata temuto all’interno del romanzo di Stevenson, senza cambiarlo. Con pochi elementi è stato in grado di scrivere una storia degna di nota partendo dall’infanzia di un ragazzo per bene e dotto che poi diventerà il pirata più temuto dopo Flint.

Già qui si può notare un parallellismo tra Silver e Jim Hawkins, tutti e due provenienti da valori borghesi ma attratti dal mare: il primo si imbarca da giovane per poi diventare un pirata a tutti gli effetti, mentre il secondo è solamente attratto dai pirati senza però diventarne parte.

Un parallellismo tra i due scrittori, invece, è che entrambi, sia Stevenson che Larsson, hanno scritto il proprio romanzo in prima persona con gli occhi di chi ha vissuto quelle avventure: L’isola del tesoro è scritta sotto gli occhi di Jim, mentre La vera storia del pirata Long John Silver è scritto dallo stesso pirata.

Anzi, nel romanzo di Larsson veniamo a scoprire che è stato prorpio Jim a scrivere e pubblicare L’isola del tesoro.

Le vicende attraggono gli occhi e la fantasia del lettore perchè curioso di scoprire che fine abbia fatto Silver dopo le vicende scritte da Stevenson ma anche curioso sul suo passato.

Si viene a scoprire infatti come sia iniziata la sua carriera, come abbia perso la gamba, come abbia inserito “Long” all’interno del suo nome fino ad arrivare a quando si trovava sotto il comando di Flint e agli ultimi atti della sua vita da pirata.

Un fatto molto curioso, come dice anche Larsson nell’intervista, è che Silver si incontra con un personaggio realmente esistito: lui aiuta Defoe a raccogliere informazioni sui pirati a patto che non venga scritto di lui nel libro.

Quando leggevo tra le pagine i dialoghi tra Silver e Defoe e, alle volta, Silver che si rivolgeva a Defoe senza comprendere chi fosse effettivamente questo personaggio ma che grazie all’intervista ho capito.

Il romanzo è pieno di frasi ad effetto e molto potenti che fanno ragionare, come: Se c’è qualcosa che dà un senso alla vita, è senz’altro il fatto di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati. E non importa il tipo di fune o di chi ha stretto il nodo. E’ la corda stessa il male. E’ con quella che prima o poi si finisce per legarsi da soli o per essere appesi a una forca. Questa è la mia filosofia, e giustamente sono ancora vivo.

Questo è uno dei tanti discorsi di Silver che fanno riflettere. Qui viene posto il problema della libertà: Silver è uno spirito libero, non ha bisogno di regole, vuole fare ciò che vuole.

Qui sembra paragonare la libertà/vita ad una corda dalla quale o ci si libera o si finisce per rimanerci legati o impiccati.

In effetti Silver, con questa sua filosofia, con questo suo modo di fare rischia la vita sul filo di un rasoio.

Il romanzo porta il lettore a far capire che alcune scelte di vita Silver le ha adottate per salvarsi la pelle, non perchè voleva ma perchè costretto.

Si ritroverà addirittura, ad un certo punto, a rimanere legato tra gli schiavi come uno schiavo dopo aver tentato di mettere in atto un ammutinamento. Per salvarsi, in quel caso, ha preferito farsi vendere come schiavo che essere ucciso.

Un po’ come nel romanzo di Stevenson in cui la sua natura è quella del doppiogiochista: prendere il bottino di Flint, quindi essere schierato dalla parte dei suoi uomini, o rimanere vivo, e quindi rimanere dalla parte di Jim.

La parte finale del romanzo è la più commovente: rimasto vecchio e solo usa, come al solito, la sua furbizia per non farsi portare davanti ad un giudice per poi essere impiccato. Decide allora, dopo aver finito di scrivere le sue memorie, di lasciarle ad un ufficiale inglese specificando di portarle al suo vecchio amico Jim così che possa comprenderlo e perdonarlo.

Voglio concludere l’articolo riportando uno degli ultimi discorsi di Long John Silver che racchiude, in realtà, la sua vita: Ci sono due vie, per chi vuole vivere da essere umano con qualche senso finché non muore. Una è mantenere la rotta, L’altra è farsi impiccare. Altre vie non esistono. A meno che non ci si voglia nascondere per il resto dei propri giorni, costantemente preoccupati per la propria pelle. Senza osare fidarsi di nessuno.

Fabrizio Spurio

Materiale utilizzato per la scrittura di questo articolo:

– La vera storia del pirata Long John Silver di B. Larsson (ed. Iperborea, 2002)

– Intervista reperibile su Youtube

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