Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare ovvero Storia di amicizia e inclusione

Trama

Una gabbiana morente affida il suo uovo al gatto Zorba e lo prega di avere cura del piccolo che nascerà. Allevare una gabbia nella appena nata,in un mondo di gatti, non è un’impresa facile; per fortuna però ci sono molti amici disposti ad aiutare Zorba e così la gabbianella può crescere felice tra i felini del porto.

1) Fiducia

Kengah si sacrifica per portare in salvo il suo uovo e si fida di un gatto pur di permettere al suo cucciolo di vivere.

Zorba, che si ritrova la gabbiana di punto in bianco sul suo balcone, vuole aiutarla ma non sa come fare. Prima che vada in cerca dei suoi amici, Kengah chiede solo tre promesse: di non mangiare l’uovo, prendersi cura del piccolo che nascerà e insegnargli a volare.

Zorba promette di fare ciò che gli è stato detto e và alla ricerca dei suoi amici: Colonnello, Segretario e Sopravento.

Appena tornano sul balcone trovano la gabbiana senza vita e un uovo.

Le prime due promesse furono “semplici” da mantenere per Zorba, mentre la terza era quella più difficile: come può un gatto insegnare a un gabbiano volare?

2) Amicizia

Il tema dell’amicizia è molto profondo in questo racconto: Zorba è consapevole di dover aiutare Fortunata, di accompagnarla durante la crescita fino al momento di farle spiccare il volo.

Zorba aiuta Fifì – così viene soprannominata la gabbianella – che per quanto i suoi amici gatti la considerino parte della loro famiglia di felini, lei è molto di più.

La gabbianella sà che può contare sul suo amico a quattro zampe in qualunque momento.

Il bello della loro amicizia, il punto focale, fondamentale, è che entrambi ci sono l’uno per l’altra e viceversa.

3) Gli esseri umani

Il primo antagonista della storia è l’uomo, colui che inquina il mare con il petrolio, con la “peste nera” (definita così dai gabbiani) che rappresenta il male che l’essere umano fa alla terra e alla natura.

Non sono solo una presenza negativa gli umani all’interno del racconto, infatti verso la fine della storia i gatti si affidano ad un umano, il padrone di Bubulina, per insegnare a Fortunata a volare.

Zorba e i suoi amici infrangono la regola che impone loro di non parlare la lingua umana ed il poeta dice loro che, per volare, la gabbianella dovrà saltare dal campanile più alto della città.

4) Cultura e conoscenza possono essere d’aiuto

Diderot, il gatto più colto e sapiente, usa la sua enciclopedia per risolvere alcuni problemi durante il racconto.

Per salvare Fortunata dai topi usa lo stratagemma del “Cavallo di Troia”: i gatti costruiscono un formaggio gigante in cui nascondersi per poi cogliere di sorpresa i topi.

Per aiutare la gabbianella a volare, invece, riprende la macchina volante di Da Vinci senza ottenere risultati.

5) Amare gli altri, anche se diversi

Questo è uno degli insegnamenti più belli lasciati dall’autore nel racconto.

«Ti vogliamo ancora più bene perché sei diversa da noi» afferma Zorba poco prima di dire addio a Fortunata.

E’ questo il cuore della vicenda: la speranza è rappresentata da un gruppo di gatti diversi tra loro che trovano un posto nel loro cuore per un essere diverso da loro.

Lo fanno senza un tornaconto. Capiscono che sono più gli elementi che li legano a Fortunata che quelli contrari.

«Sarai il primo gatto volante» scherza Zorba sul campanile.

6) Il proprio posto nel mondo

Fortunata ha passato una parte della sua vita nascosta tra i gatti e a lottare per difendersi dai nemici, dai topi. Non sa chi è lei, deve trovare sé stessa e il suo posto nel mondo.

In molti si saranno sentiti come lei: rinchiusi in sé stessi con un sogno nel cassetto per paura del giudizio degli altri.

Ma la gabbianella ci dà una lezione di vita importante, fondamentale: “Vola solo chi osa farlo“.

Fortunata, a fine racconto, ha trovato il suo posto nel mondo scoprendo chi è.

7) Pensiero personale

Dopo aver riletto Il Piccolo Principe, ho deciso di riprendere in mano anche il racconto di Sepulveda: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Il racconto lo ricordavo meglio, rispetto al precedente, perchè ebbi l’occasione di leggerlo tre o quattro anni fa (ovviamente, la prima volta lo lessi da bambino).

Questo è uno di quei libri che andrebbe letto almeno una volta nella vita, sia per la leggerezza che per gli insegnamenti che dà: l’amicizia e l’accettare l’altro anche se diverso.

L’autore ci fa capire questi “semplici” concetti attraverso un gatto e una gabbianella, due esseri viventi completamente diversi tra loro!

La divesità è ciò che arricchisce di più un rapporto: basti pensare a un amico, a un gruppo in cui si stà, alla famiglia, o ai compagni di classe.

Ognuno è diverso dall’altro ma in un rapporto di fiducia, questo elemento viene a “mancare”, non gli si dà importanza.

Prendiamo come esempio il gruppo di amici: all’interno ci sono tante persone diverse tra loro. Se serve una mano ci si aiuta, ci si rimprovera se si sbaglia, si cresce insieme, si va avanti assieme.

Grazie alla coesione, il fattore “diversità” aiuta ad essere coesi, ad arricchire ancora di più il gruppo.

Come Fortunata, tutti cerchiamo un posto nel mondo, vogliamo scoprire chi siamo, perchè siamo qui, qual’è il nostro compito.

Questo è un “problema” che, a mio parere, è possibile trovarlo in diverse fasi dell’età, finchè non ci si sente realizzati.

Io me ne sto accorgendo ora: vorrei capire se quello che faccio mi porti a qualcosa che mi renda felice, che mi faccia capire che non sto sbagliando ma che, se inciampo, è perchè sto seguendo il percorso giusto con tutti i sassolini che poi dovrò levare dalle scarpe.

Nel cassetto ho tanti sogni: alcuni, purtroppo, non si sono mai realizzati e non credo che accadrà mai, mentre altri stanno prendendo forma lentamente (ed era ora!).

Ho la fortuna di avere amici di ogni tipo intorno a me, proprio come la gabbianella, diversi tra loro, ed è un bene perchè accrescono la mia persona.

Attraverso loro capisco in parte chi sono, cosa ci faccio qui, perchè mi trovo in mezzo a loro.

Ovviamente poi le amicizie vanno e vengono, poche rimangono solide negli anni. Come si dice, ed è vero, “Meglio pochi ma buoni”.

E’ meglio circondarsi di persone con cui parlare e scherzare, che ti facciano sentire qualcuno, che ti facciano spiccare il volo, persone di cui fidarti!

Perchè circondarsi di persone che non ti permettono di sognare e che ti fanno tenere solo i piedi per terra?

Voglio concludere con la frase detta da Zorba in riferimento a quando capisce che ha mantenuto la sua ultima promessa, ovvero far spiccare il volo a Fortunata: Vola solo chi osa farlo.

Fabrizio Spurio

Materiale utilizzato per la scrittura di questo articolo:

– Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepulveda (Ed. Salani, 2017)

– La gabbianella e il gatto (Pellicola del 1998)

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