Il Piccolo Principe ovvero il Rapporto tra senex e puer

Trama: Il piccolo principe si apre sul ricordo del narratore di quando a sei anni ha deciso di abbandonare una delle sue più grandi passioni, il disegno. Da quel momento si è interessato di aerei. Dopo questa breve prefazione, il narratore inizia a raccontare il suo incontro, durante una disavventura con l’aereo nel deserto africano, con il Piccolo Principe. Da una frase inaspettata, quanto semplice “Mi disegni, per favore, una pecora?” ha avuto inizio il loro rapporto.

1) Il Rapporto tra senex e puer

– Incipit

Saint-Exupéry inizia dedicando la fiaba ad un adulto, per motivi di amicizia e perchè gli adulti ne hanno bisogno, ma poi, per farsi perdonare dai bambini, corregge la dedica in questo modo: “A Leone Werth, quando era un bambino”.

Già da questa dedica trapela il tema fondamentale del racconto: la necessità di una stretta collaborazione tra l’adulto e il bambino che sono in ogni persona, in ciascuno di noi, tra lo slancio e l’esperienza, tra il senex (il vecchio) e il puer (il fanciullo) che costituiscono le facce dell’archetipo principale della fiaba, dove il senex è impersonato dal Pilota e il puer dal Piccolo Principe.

Sono, quindi, la stessa persona in due momenti diversi, due facce della stessa medaglia, i due lati di un’unica struttura psichica fondamentale che non vanno separati; se ciò accade si hanno i rispettivi tipi di puer e senex negativi.

Leone Werth, l’amico a cui è dedicato il racconto

– Psiche

Capiamo che l’educazione e il mondo dei grandi avevano disanimato, frustrato lo slancio del bambino, dell’autore bambino perchè non avevano compreso il disegno del boa che aveva inghiottito l’elefante, scambiandolo per un cappello. I grandi non capiscono, non hanno fantasia, inducendolo in quel momento a parlare soltanto di golf, politica e cravatte, di cose non importanti.

Proprio in seguito alla rigidità, alla freddezza del mondo di molti adulti, il bambino aveva smesso di disegnare e non aveva più trovato una persona con la quale comunicare. Aveva interrotto anche il colloquio con sé stesso, oltre che con gli altri, arrivando un giorno a trovarsi da solo nel Deserto del Sahara con il motore del suo aereo, ovvero della sua psiche, rotto, inceppato. Era una questione di vita o di morte, dato che aveva da bere soltanto per una settimana.

Per sua fortuna, l’aviatore sà cogliere questo momento giusto e, infatti, dopo una notte trascorsa sulla sabbia ecco che compare all’alba quella “straordinaria personcina”, il Piccolo Principe, cioè l’archetipo del puer aeternus, il suo io bambino.

Le figure di puer possono essere viste come manifestazioni dell’aspetto spirituale del sé e gli impulsi del puer come messaggi dello spirito o chiamate ad esso.

Il senex, il Pilota, dietro la spinta del puer è costretto a riprendere le fila del proprio discorso interiore interrotto tanti anni prima.

– Ritorno al passato

Mi disegni una pecora?“: la richiesta del Piccolo Principe induce l’uomo a disegnare di nuovo, a riflettere su sé stesso. In quanto struttura archetipica, il puer è l’ispirazione del significato che, in questo caso, stà nella ricerca come dinamis (forza di slancio) nell’eterno perchè è del bambino l’indagine, fare domande che afferrano l’io da dietro e lo costringono a proiettarsi in avanti.

Il soggetto da riprodurre è una pecora che simboleggia, come l’asino di Apuleio, l’essere umano nella sua condizione di passività, di rinuncia, di sofferenza misteriosa; è anche simoblo di mansuetudine, di innocenza ed è un tipico animale sacrificale.

L’uomo deve divenire da pecora a leone, da individuo massa a individuo eroe che, spinto dall’interno, cerca coraggiosamente il proprio significato.

Altrettanto significativa è la soluzione che l’Aviatore trova disegnando una scatola con dei buchi dove dovrebbe esserci la pecora. E’ una soluzione di fantasia, di immaginazione, è un invito a vedere aldilà delle forme esteriori.

– I Baobab

L’Aviatore viene a scoprire, piano piano, la storia del Piccolo Principe che viene da un’asteroide sconosciuto, il B 612 (specifica l’autore per i grandi che amano le cifre). Quindi il puer viene da un altro mondo, è misterioso, è piccolo, è salvatore.

Il terzo giorno, il pilota conosce il dramma del Baobab. Il bambino chiede se le pecore mangiano gli arbusti e, alla risposta affermative dell’Aviatore, si mostra contento perchè i Baobab sono piante cattive che possono, crescendo, con le loro radici far scoppiare un piccolo pianeta come il suo. Qui si pone il problema della paura infantile, delle paure che si hanno durante l’infanzia che spesso non ricevono una soddisfazione sufficiente.

Sul pianeta del piccolo fanciullo ci sono gli arbusti del Baobab, tre vulcani piccoli e una rosa, che rappresentano rispettivamente il livello istintuale (il Baobab), emotivo (i vulcani) e spirituale (la rosa) dell’individuo.

Il Piccolo Principe deve compiere un viaggio di conoscenza interiore per capire, poi in seguito, la sua rosa con la quale ha problemi di intesa.

Che cosa sono i Baobab? I Baobab sono simili a una grande quercia e quindi adattissimi a rappresentare l’inconscio ovvero la Grande Madre.

La Grande Madre, come immagine primordiale, può essere positiva o negativa: nell’aspetto positivo essa dà frutti, è feconda; nell’aspetto negativo assume le sembianze mitiche della donna madre divorante e terrifica con i tentacoli che possono uccidere.

Il bambino, ogni mattina, fa pulizia perchè gli istinti (gli arbusti) se trascurati possono distruggere tutto a dismisura.

Ho conosciuto un pigro che aveva trascurato tre arbusti” racconta il Piccolo Principe (lo stesso può accadere con le passioni, i vulcani, a causa di esplosioni improvvise): l’attenzione, l’autoanalisi, la meditazione intesi come esame quotidiano di sé stessi sono importanti per individuare e comprendere le tendenze che inducono a rimanere attaccati alla Grande Madre e quindi per trasformarle in nutrimento, in forza che spingono all’auto-coscienza, cioè alla saggezza.

Il principio di individuazione, della formazione del sé è rappresentato dalla Rosa.

– Preoccupazione

Il Piccolo Principe pone un’altra domanda al pilota, che per lui è importantissima: “Una pecora mangia anche i fiori?“, preoccupato per la sua rosa con solo quattro spine.

Quando il pilota si spazientisce dicendo di essere un uomo serio, il Piccolo Principe diviene bianco di collera ed esclama: “Parli come i grandi. Conosco un fiore unico al mondo e se una piccola pecora può distruggerlo, questo non è importante per te?

Se si riflette sul significato della pecora e della rosa, non si può non essere d’accordo con il Piccolo Principe: se un qualsiasi uomo può distruggere la sua rosa, la sua voce interna più preziosa, questo non è preoccupante?

Accade molto spesso che gli uomini rinnegano il Cristo in loro, perchè richiede serietà, amore, spirito di sacrificio.

Il Pilota seppe così il quinto giorno della sua rosa. Si trattava di un fiore venuto chissà da dove e che non smetteva più di prepararsi a sbocciare, ma poi al mattino si è rivelato: “Come sei bello” disse il fanciullo. La rosa, infatti, è simbolo di una perfezione acquisita, di un compimento senza difetti.

Purtroppo il Piccolo Principe non capisce il valore di quello che possiede: “Avrei dovuta giudicarla dagli atti, non dalle parole. Mi profumava, mi illuminava” dice il fanciullo struggendosi di nostalgia.

Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie, i fiori sono così contraddittori” confida al Pilota il Piccolo Principe, ammettendo che era troppo giovane per saperla amare. Ciò significa che il fanciullino interno, di tutti noi, và aiutato a crescere per realizzare lo scopo cui tende. Questo si ottiene con una costante applicazione interiore, senza paura, senza illusioni, con tanta perseveranza.

– Il viaggio

Il puer, il bambino, che non aveva ancora incontrato la parte adulta di sé, partì dall’asteroide seguendo un gruppo di uccelli selvatici per cercare un’occupazione e per istruirsi, il che attesta la necessità di fare esperienza, di uscire fuori dal suo stadio di innocenza e di isolamento. C’è così il confronto con le figure ombra, gli aspetti meno sviluppati dell’inconscio personale, che generalmente vengono proiettati su altri che il Piccolo Principe incontra sui pianeti che visita per poi andarsene ribellandosi alla loro rigidezza. Il senex, nel suo aspetto negativo, ha infatti la rigidità delle abitudini e delle concezioni intelletualistiche che tendono a soffocare gli slanci vitali, che tendono al nuovo: è la coscenza dell’io che è diventata abituale e dominante e, perciò, nuovamente inconscia.

1) Il Re

Il processo di irrigidimento della coscienza è stato spesso rappresentato con il simbolo del vecchio Re e, non a caso, il primo personaggio che incontra il Piccolo Principe è proprio un vecchio Re che non ha sudditi, la cui carenza consiste in un egocentrismo esagerato, che desidera il potere ad ogni costo. Ordina al Piccolo Principe di fare quello che vuole, anche se in certi momenti questa caratteristica sia meno marcata. Bisogna esigere da ciascuno quello che può dare: l’autorità riposa prima di tutto sulla ragione.

E’ solo il Re e vorrebbe tanto che il Piccolo Principe restasse, ma questo desiderio è solo possessività egoistica e il Piccolo Principe se ne và annoitato.

2) Il Vanitoso

Dello stesso difetto, egoismo, ne è affetto il Vanitoso che abita al secondo pianeta. Anche qui traspare l’unitarietà della visione delle cose (per i vanitosi, tutti gli altri uomini sono degli ammiratori) e il narcisismo, che impediscono una relazione vera.

3) L’Ubriacone

Altre caratteristiche di senex negativo come la depressione e il cinismo si trovano nell’Ubriacone che beve per dimenticare la propria vergogna di bere, chiuso quindi in un circolo vizioso, sterile e autodistruttivo.

4) L’Uomo d’affari

L’avarizia, l’illusorietà del possesso, l’inutilità fredda della propria esistenza si rappresentano nell’immagine dell’Uomo d’affari che conta e riconta le stelle pretendendo di possederle e di depositarle in banca, autodefinendosi un uomo serio.

Quando il Piccolo Principe gli fa notare la differenza che esiste tra l’avere un fiore, che comporta curarlo, annaffiarlo e il suo possesso, che non è utile in niente alle stelle, l’Uomo d’affari resta senza parole non sapendo e, probabilmente, non volendo rispondere abbarbicato nel suo mondo ristretto.

5) L’uomo del lampione

Un maggiore senso di utilità il Piccolo Principe lo trova nell’uomo che accende e spegne l’unico lampione del suo pianeta, perchè pensa che quest’uomo compie il suo lavoro come se accendesse una stella in più o mettesse a dormire un fiore.

Anche qui però certe caratteristiche del senex negativo, come la ripetitività, la pesantezza, la mancanza di fantasia, di elasticità mentale sconcertano il fanciullo.

La fedeltà di quest’uomo a una vecchia consegna, quando invece le mutate condizioni reali richiederebbero un maggior spirito di iniziativa per l’adattamento (il suo pianeta si era messo a girare sempre più velocemente, tanto che c’erano un’alba e un tramonto ogni minuto), fa apparire questo personaggio debole, patetico.

6) Il Geografo

Il sesto pianeta è occupato da un Geografo, che si autodefinisce un uomo sapiente. Inizialmente il Piccolo Principe pensa finalmente che questo è un vero mestiere, ma poi resta deluso quando si rende conto che l’astrattezza e gli schematismi mentali del senex negativo soffocano l’esperienza viva e vitale.

I fiori sono effimeri” dice il Geografo, lui si occupa di cose eterne. Quest’uomo è in realtà uno pseudo sapiente perchè non è un esploratore e non và, nè manda nessuno a controllare le scoperte che gi vengono comunicate. Non ha esperienza diretta, perciò è vuoto.

Dopo l’incontro con i personaggi dei precedenti pianeti, il Piccolo Principe arriva finalmente sulla Terra e qui la sua ricerca assume un nuovo significato: il contatto con la parte più intima e diversa di sé, la propria anima.

– Il Serpente

La prima forma vivente che il fanciullo incontra sulla Terra è il Serpente: la vipera, che simboleggia la istintività primitiva, la pulsione instintuale sorta dall’inconscio e non ancora integrata.

Il Serpente è un simbolo ambivalente di forza e distruzione, medicina e veleno insieme, vita e morte. E’ altresì l’immagine dell’inconscio dove ancora eros e thanatos non sono differenziati.

Il Serpente è spesso rappresentato nella mitologia come guardiano del tesoro. La vipera è localizzata spesso nel bivio della trasformazione: può distruggere o liberare, trascinare agli inferi o lanciare in alto verso le stelle (come sarà con il Piccolo Principe).

La doppia valenza del Serpente, cioè dell’inconscio generatore, dipende oltrechè dal suo potere intrinseco anche da come lo si affronta.

Potrei ucciderti” – dice la Vipera al Piccolo Principe – “ma tu sei puro“. Qui sembrano riechegiare antiche prescrizioni etiche per l’individuo che cerca il divino: rette parole, rette azioni, retti pensieri, sincerità con sé stessi e coraggio nell’esaminare le proprie paure, le proprie resistenze, i propri conflitti sono regole necessarie per giungere alla propria chiarificazione, liberazione, per vincere il mitico guardiano della soglia, la paura dell’inconscio che ci mette a dura prova nel nostro viaggio verso l’individuazione.

– La Volpe

Il Piccolo Principe prosegue il processo di metamorfosi e conoscenza, attraverso gli stadi biologici e animali della psiche. Incontra allora un fiore che gli dice che gli uomini non hanno radici e questo lo imbarazza tantissimo.

Successivamente, parlando su di una montagna e sentendo l’eco, pensa che gli uomini non hanno immaginazione.

Infine incontra la Volpe: anche qui siamo di fronte a un simbolo denso di significato. La Volpe, tradizionalmente, rappresenta l’astuzia e l’inganno. In Cina e in Giappone essa ha il potere di cambiarsi in ogni cosa o persona, specialmente in donna. E’ considerata nella tradizione celtica come veicolo dell’anima. E’ uno degli animali che nei racconti di fiabe che può assumere l’aspetto umano, pensare e riflettere e sembra anche prevedere il futuro.

In questa fiaba appare come maestra di vita, attraverso di lei il Piccolo Principe impara a conoscere gli uomini, la natura umana.

Prendiamo adesso una parte del testo:

Chi sei?” – chiese il Piccolo Principe

Sono una Volpe (…). Non posso giocare con te, non sono addomesticata

Ah

Cosa cerchi?

Cerco gli uomini. (…) Cerco degli amici. (…) Che cosa vuol dire addomesticare?

Creare dei legami. (…) Se tu mi addomesitchi (…) per me sarai unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso dagli altri. (…) Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. (…) Per favore… addomesticami. (…) Non si conoscono che le cose che si addomesticano. (…) In principio tu ti siederai un po’ lontano da me (…) e non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. (…) Ci vogliono i riti. (…) Capirai che la tua (rosa) è unica al mondo.

Infine, al momento del compianto, la Volpe gli regala un segreto: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi” – e aggiunge – “Gli uomini hanno dimenticato questa verità. (…) Tu sei responsabile della tua rosa…

Neumann scrive che bisogna liberare la prigioniera, che è qualcosa di interno, ovvero l’anima stessa: bisogna addomesticarla, assimilarne i contenuti.

– Rapporto senex et puer

C’è poi l’incontro col Pilota: torniamo così al rapporto Piccolo Principe e Aviatore, senex e puer. Adesso i due riescono ad intendersi. Si diriggono insieme alla ricerca dell’acqua. Il Pilota, che si lascia condurre dall’intuito del fanciullo, dalla sua fiducia nella provvidenza, impara a credere e finalmente capisce: così come la Volpe, dice “che si tratti di una casa, delle stelle o del deserto, quello che fa la loro bellezza è invisibile“.

L’Aviatore è commosso e, guradando il fanciullo che si è addormentato tra le sue braccia, dice: “Ecco ciò che mi commuove di più in questo piccolo principe addormentato: è la sua fedeltà a un fiore, è l’immagine di una rosa che risplende in lui come la fiamma di una lampada, anche quando dorme…

Camminando, scoprono il pozzo al levar del sole.

Il Pozzo rivela un carattere sacro in tutte le tradizioni, perchè è una sintesi cosmica riunendo i tre mondi (cielo, terra, inferi) e tre elementi (aria, terra, acqua). Indica l’avvenuta centroversione, la comunione con sé stessi.

Ho sete di quest’acqua. Dammi da bere.” – dice il Piccolo Principe.

Dal punto di vista analitico, l’Acqua è il simbolo delle energie inconsce, delle motivazioni segrete e sconosciute, l’origine delle possibilità creative e distruttive dell’uomo.

L’Aviatore capì quello che aveva cercato: “Quest’acqua era ben altra cosa che un alimento. Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola, dallo sforzo delle mie braccia. Faceva bene al cuore, come un dono.” Ed è effettivamente come il dono della Grazia divina, dopo il duro lavoro dell’esame di sé, dei propri conflitti, dei prorpi errori, dei propri condizionamenti e dopo aver riacquistato la capacità di abbandonarsi e la fiducia.

L’io, tutto ciò che può fare, è di aprirsi alla possibilità della Grazia e a un rinnovamento, che potrebbe aver luogo in sua assenza.

Il Piccolo Principe è contento che il Pilota concordi con la sua Volpe, dicendo: “(…) gli uomini (…) non trovano quello che cercano… (…) gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore.

I due hanno ottenuto quello che cercavano grazie alla collaborazione e al confronto.

Il pozzo con l’acqua simboleggia il tendere dell’uomo alla conoscenza e alla verità; è lo specchio dell’animo umano, guardando il quale l’uomo microcosmo può ritrovare sé stesso, il proprio fine, il proprio significato.

L’acqua è anche simbolo di rigenerazione e della purezza, fa accedere a un nuovo stato, quello dell’uomo nuovo.

Dopo aver finalmente trovato l’acqua, il Pilota avverte in sé qualcosa che lo angustia: capisce che ha raggiunto ciò che cercava. Come senex ha prestato orecchio e ha recepito il messaggio del puer, si è impegnato con lui nel travagliato viaggio interiore, ha riassorbito e compreso il fanciullo, l’altra faccia del sé, ma anche se ha riparato il suo motore (ha reintegrato la sua psiche) è angosciato, ha paura del distacco.

– Il dono

Il Piccolo Principe cerca di consolarlo: “Anch’io, oggi, torno a casa…“, ma poi ride di cuore e dice all’Aviatore che vuole fargli un regalo: proprio quel suo armonioso riso.

Quel riso è simile allo scoccare della scintilla dell’urto di due pietre, è la risata dell’ingenuità e della saggezza, dell’umana contaddizione fatta di limite e infinito.

E sarà proprio questo il mio regalo… sarà come per l’acqua… (…) quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto. Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me. (…) Quando guarderai il cielo, la notte, visto che io abiterò in una di esse (una stella), visto che io riderò in una di esse, allora sarà per te come se tutte le stelle ridessero. Tu avrai, tu solo, delle stelle che sanno ridere! (…) Sarà bello, sai. Anch’io guarderò le stelle. Tutte le stelle saranno dei pozzi con una carrucola arruginita. Tutte le stelle mi verseranno da bere… Sarà talmente divertente! Tu avrai cinquecento milioni di sonagli, io avrò cinquecento milioni di fontane…

Siamo giunti al punto cruciale, è il momento del sacrificio: il morso del Serpente rappresenta la rinuncia al piccolo io per un’elevarsi superiore, è l’abbandonare una libido infantile per trasformarla in qualcosa di più adulto.

Sembrerà che io muoia. Sembrerò morto e non sarà vero” spiega il bambino, con la rinuncia all’ego egli acquista il diritto e la possibilità di riunirsi con la Rosa.

Avviandosi verso il Serpente che lo aspetta, il Piccolo Principe dice ancora al Pilota: “Sai… il mio fiore… ne sono responsabile! (…) Ecco… è tutto qui…“. Cadde dolcemente come cade un albero. Non fece neppure rumore sulla sabbia.

Attraverso il confronto senex e puer abbiamo visto nella fiaba svolgersi una dinamica individuativa, che ha coinvolto entrambi i protagonisti, e si è conclusa con l’arrivederci, attraverso le stelle, tra il Piccolo Principe e il Pilota d’aereo.

2) Analisi dei temi

Durante il racconto troviamo tre temi importanti:

L’età adulta

Con l’arrivo dell’età adulta, i bambini perdono il dono che permette di vivere in armonia con lo spirito diventando intrappolato dal lato materiale dell’esistenza, vittime della loro presunzione, della loro avarizia.

Gli adulti giudicano ciò che un uomo dice secondo il suo modo di vestire (come nel caso dell’astronomo che ha scoperto l’asteroide B 612, il pianeta del Piccolo Principe) o pensano di conoscere l’amico del figlio tramite il livello economico della famiglia;

– La responsabilità

La storia del fanciullo e della sua rosa ci insegna una lezione sulla natura del vero amore.

Il motivo per cui il Piccolo Principe decide di tornare sul suo pianeta è la mancanza e il senso di responsabilità della sua rosa.

La fonte dell’amore per la rosa è proprio il senso di responsabilità che il principe nutre per lei.

Grazie alla Volpe, capisce che la sua Rosa è unica al mondo ed è, appunto, responsabile nei suoi confronti.

– L’amicizia

L’amicizia è il tema più importante di questo racconto: il Piccolo Principe fa amicizia con la Rosa, con l’Aviatore, con il Serpente e con la Volpe.

Quest’ultima è quella più importante, poichè insegna che i nostri amici ci rendono unici al mondo.

3) Pensiero personale

Lessi il Piccolo Principe per la prima volta quando ero bambino, ma ricordavo poco e nulla. Le uniche cose che vagamente mi ricordavo erano l’incontro tra la Volpe e il Principe (soprattutto la frase “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi“) e la rosa.

Ripresi il racconto tra le mani pochi giorni fa e, sfogliando le pagine, mi accorsi che non ricordavo praticamente nulla, partendo dall’aviatore fino alla fine del libro.

Ho scoperto (o riscoperto) un mondo che non ricordavo attraverso delle pagine ingiallite.

La frase della Volpe che ricordavo, la tenevo in mente perchè bella ma non ne sapevo il significato reale.

Un brutto vizio che si ha, alle volte, è quello di mantenere in testa, nella memoria, frasi tratte da film o libri per poi usarle senza però dargli il singnificato appropriato.

Il Piccolo Principe di Saint-Exupéry lascia, anche se con le illustrazioni, immaginare le vicende che percorrono tutto il racconto dalle prime alle ultime battute.

Rileggendolo all’età di vent’anni, non pensavo che una fiaba fosse così ricca e densa di significati e perle di saggezza.

Leggendolo, mi sono accorto di come negli anni ci si avvicina al “mondo degli adulti” senza farci neanche caso, iniziando a parlare di cose inutili, che non servono a nulla: parlare di studio, come vestirsi per uscire o cosa indossare in certe occasioni…

Mi accorgo che raramente parlo di hobby, di proggetti futuri, di sogni, di argomenti che mi interessano realmente.

La bellezza di questo libro stà nel fatto che ti trasporta con la fantasia, con l’immaginazione, facendo tornare il lettore bambino, puer, per un breve periodo, giusto il tempo di leggere quelle poche pagine.

Bisogna cercare, anche se la vita,come si suol dire, è dura di riuscire a mantenere un rapporto con il puer aeternus che è noi, mantenere un rapporto senex et puer.

Dato che solo ora ne ho appreso il significato, concluno usando il segreto che la Volpe rivela al Piccolo Principe: Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

Fabrizio Spurio

Materiale utilizzato per la scrittura di questo articolo:

– Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry (Ed. Bompiani, 2005);

– Il Piccolo Principe (Pellicola del 2015);

– Analisi fatta da V. Zanardi reperibile su Youtube

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